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Categoria “Le Frontiere” | Blog

Caparezza, un musicista perso nel Cinema

  Deleuze in “Logica del senso” e “Differenza e ripetizione” ci scrive che una parola ha sempre bisogno di un’altra parola per dire il suo senso (è il paradosso del linguaggio). Caparezza nel nuovo disco cerca l’essenzialità per poter far bastare le parole a se stesse, anzi per “parlare le parole”

PER UN’ESPERIENZA COMPLETA NELLA FORESTA DEL DISCO SI CONSIGLIA https://www.exuviaexperience.com/ 

Come preannunciato in un’intervista, Caparezza dichiara di ispirarsi per questo viaggio a Guido (citato nel brano Eterno paradosso) e al Mastorna (citato come guida in exuviaexperience.com), due personaggi centrali del cinema di Federico Fellini.

Otto 1/2 racconta la storia di Guido, un regista che cerca di fare un film, ma senza riuscire a trovargli un senso. Ed è lo stesso Fellini a scegliere questo titolo perché non riesce a trovare un altro nome di senso compiuto per definire questo film (esso viene dopo sei film e tre in collaborazione). Caparezza nel brano Eterno paradosso cita una battuta che Guido pronuncia nella scena finale: “non ho proprio niente da dire, però voglio dirlo lo stesso”. Mastorna invece è il protagonista dell’ultimo script di Fellini, un progetto a lungo meditato ma mai realizzato.

Fellini apparteneva al “neorealismo italiano”, una corrente nata, un po’ come la nouvelle vague, in contrapposizione al cinema classico, con il fine di raccontare un nuovo mondo senza ideologie, in cui ci troviamo smarriti, e in cui come scrive Deleuze “gli eventi che accadono ai personaggi non gli appartengono interamente così che i personaggi non sono più attanti, ma spettatori, facendoci passare dall’immagine-movimento all’immagine-tempo”. Ciò che però rende il cinema di Fellini un caso unico nel neorealismo, è la sua capacità di far dipendere questo smarrimento da un’immagine-tempo cristallo. Il cristallo è quell’immagine in cui si vede il tempo nel suo sdoppiarsi come presente che passa e passato che si conserva. In Fellini ricorre la sensazione di dover ricordare ma senza capire perché (se sapessimo cosa ricordare infatti ce lo ricorderemmo!). E’ un passato puro orfano di presente che passa, o come lo definisce Deleuze un “germe” di cristallo, l’immagine del “cominciamento”.

E’ così che possiamo capire meglio la cruciale frase nel brano Eyes wide shut: “Io non voglio andare in cerca di me stesso perché rischio di trovarmi per davvero”: se Fellini-Caparezza trovasse finalmente se stesso finirebbe per dimenticare il “passato puro” che è invece il vero smarrito.

Eyes wide shut è l’ultimo film di Kubrick e anche qui il riferimento non è casuale: il cinema di Kubrick è caratterizzato dall’impossibilità di distinguere il vero autore di ogni avvenimento, come se tutto fosse “pienamente visibile” e al contempo “nascosto” (pensiamo anche all’Overlook hotel di Shining). Il movimento viene meno (anche in questo caso Deleuze la chiama “immagine-tempo”), perché non riusciamo a scorgere cause ed effetti chiari, l’estremo fuori coincide con l’estremo dentro. Le cose qui devono ancora iniziare nel senso che sono avvenute in un tempo a noi inaccessibile (non ne vediamo l’origine, l’inizio) e nonostante ciò subiscono modifiche da cose già presenti altrettanto senza fini.

“Cinema” according to “The Frontiers” | Intro

Everyone, at least once, visiting a museum or listening music has reflected about the question “what is music?”, “what is paiting?”. In the same way we can ask ourself “what is a film?” “what means Cinema?”.  In our age, dominated by any kind of screenings, the question is becoming even more engaging.

There a lot of reasons for which we go to cinema, but here we consider the ability of cinema to realize movement with images, to “animate” images. While at theatre we follow a story played by real people in a phisical and stable place, at cinema we are in front of an “automatic reproduction”, an automatic movement without a support. And considering paitining or photography we see the same crucial difference: the movement is continuos. This is why our traditional way to consider reality as stable and de-fined isn’t useful for the reading of a film.

The French philosopher Gilles Deleuze has written two interesting book, respecetevely called “The movement-image” and “the Time-image”. It is not casually that it has been a philospher to have grasped the potential of cinema. “Movement” and “Time” are the most difficult concepts for the “common sense”, and they are in fact two of the most important questions of philosophy (Zenone’s paradoxes, “unmoved mover” elaborated by Aristotle…)

“The movement-image” of cinema is an image that is moved by itself and so the question became “Who moves who that moves who?”, we enter in a new domain without “substances”and in which the “whole” isn’t given, a movement without a mover, a “pure movement”.

 

For those wishing to knows more about philosophycal concepts considereted here : Kant (“time” as pure form of the subjectivity), Bergson (“duration” as “indivisible time”), Nietzsche (“became who you are”), Deleuze (intensity, non-chronological time, Aion), Minkowksy (phenomenological phichiatry, “lived time”), Heidegger (temporality of Dasein).

Image: Google’s celebration of Shirley Temple, hollywoodian icon. 

 

Il Cinema secondo “Le Frontiere”

Bergson e Deleuze per interrogare il cinema

Così come in tanti di fronte a un’opera musicale o pittorica si sono chiesti cosa sia la musica o la pittura, anche di fronte a un film potremmo chiederci cosa sia l’arte cinematografica. Nella nostra epoca, dominata da schermi con immagini di ogni tipo, la domanda diventa ancora più incalzante.

Oggi, che possiamo vedere film ovunque e non per forza in una sala (anche se la vividezza dell’esperienza viene meno), e che ogni immagine o video si può tagliare, unire ad altre, manipolare etc…il lavoro concettuale sul cinema compiuto da Deleuze negli anni 80 ci è ancora più d’aiuto. (non sia mai che la bulimia di immagini arrivi a profetizzare davvero la fine anche del cinema).   Aldilà del supporto fisico su cui scorre o di ricostruzioni astratte a posteriori, il cinema altro non è che “concettualizzazione della durata”. Riprendendo Bergson, filosofo della “durata”, Deleuze si rende conto che a essere tematizzato dal cinema è proprio quello scorrere inafferrabile che nella nostra vita quotidiana è sempre costretto a un “punto di vista” (il nostro ancoraggio fisico). Se secondo Bergson (ricordiamo anche i suoi dialoghi con la relatività di Einstein) la “durata” è l’impossibilità di ricostruire il movimento da dei punti fissi di traslazione, ebbene in ogni film che si rispetti il punto fisso viene proprio a mancare. Non è come a teatro in cui ci sono degli attori che agiscono e interpretano, l’azione (il movimento) è per così mossa da sé medesima.

Riprendendo il primo capitolo di Materia e memoria di Bergson Deleuze scrive:

  1. vi sono immagini istantanee, sezioni immobili del movimento
  2. vi sono poi immagini-movimento, sezioni mobili della durata
  3. vi sono infine immagini-tempo, cioè immagini-durata aldilà del movimento stesso

Da qui i titoli dei due volumi sul cinema, scritti nel 1983 e 1985: “L’immagine-movimento” e “L’immagine-tempo”, dove Deleuze compila un’inventario delle immagini-movimento e delle immagini-tempo osservate nel cinema dalla sua nascita fino agli anni 80 del Novecento.

In foto la celebrazione Google di Shirley Temple, icona hollywoodiana.

Beauty Salon Giulio – The best of Beauty

Andate a visitare lo storico Salone Giulio al Lido di Venezia, in centro vicino all’Hotel Hungaria. Coniuga tradizione e freschezza come solo a Venezia si può fare.

Nel filmato compaiono: 

Dariya Trubina   Maria Donazzon

Mariam Taufiq    Gloria Seibezzi

Luisella Aprà      Mirella Buzatu

 

The BEST OF BEAUTY

Beauty Salon Giulio, Gran Viale S.Maria Elisabetta, 28, 30126

Il personale: Sonia Idini, Monica Zennaro, Natalia Maklhkova

Diretto da Marco Aliano
aiuto regia di Alessio Bellemo
MUSICHE Shiro (Instrumental) by Aussens@iter (c) copyright 2017 Licensed under a Creative Commons Attribution (3.0) license. http://dig.ccmixter.org/files/tobias_… Ft: Hans Montgomery Atom Elektronimia – Fire Elektronimia – Summersong 2017